/<1966>/ Phileas Fogg e Passerpartout si accettano reciprocamente, l'uno come padrone, l'altro come domestico. Nell'Anno 1872, la casa segnata con il numero 7 di Saville Row, Burlington Gardens nella quale morì Sheridan nel 1814 era abitata da Phileas Fogg, esq.,1 uno dei membri più originali e più in vista del Reform Club di Londra, nonostante il suo apparente proposito di non far nulla che potesse attirare l'attenzione altrui. A uno dei più grandi oratori che onorano L'Inghilterra, succedeva dunque quel Phileas Fogg, personaggio enigmatico, del quale non si sapeva nulla, tranne ch'era un gran galantuomo e uno dei più bei gentlemen dell'alta società inglese. Si diceva che somigliasse a Byron per la sua testa, perché, quanto ai piedi, non aveva il minimo difetto ma un Byron con baffi e favoriti, un Byron impassibile, che avrebbe potuto vivere mille anni senza invecchiare. Phileas Fogg, inglese certamente, non era, forse, londinese. Non era mai stato visto né alla Borsa, né alla Banca, né in alcuno degli uffici commerciali della città. E nemmeno i bacini, né i docks di Londra avevano mai accolto una nave che avesse per armatore Phileas Fogg. Quel gentleman non figurava in nessun Consiglio d'Amministrazione; il suo nome non si era mai udito pronunziare in un collegio d'avvocati, né al Temple, né a Lincoln's Inn, né a Gray's Inn.3 Mai egli arringò alla Corte del Cancelliere, né al Banco della Regina, né allo Scacchiere, né in Corte ecclesiastica. Non era industriale, né commerciante, né mercante, né agricoltore. Non faceva parte né della Reale Istituzione della Gran Bretagna, né dell'Istituto di Londra, né dell'Istituzione degli Artigiani, né dell'Istituzione Russel, né dell'Istituzione letteraria dell'Ovest, né dell'Istituzione del Diritto, né di quella Istituzione delle Arti e delle Scienze riunite che è posta sotto il diretto patronato di Sua Graziosa Maestà. Non apparteneva, insomma, ad alcuna delle numerose associazioni che pullulano nella capitale dell'Inghilterra, 1 Abbreviazione di esquire, titolo di cortesia usato negli indirizzi; qui ha una leggera sfumata ironica. 2 I docks, nei porti commerciali, sono grandi bacini circondati da banchine per il carico e lo scarico delle merci. Le Inns of Court erano le quattro corporazioni giuridiche Inner Temple, Middle Temple, Lincoln's Inn, Gray's Inn che avevano anche funzione di università e di abitazione per gli studenti e gli avvocati. Da ciò deriva il nome di Inn (locanda) a tali grandi e antichi gruppi di edifici nei quali si svolgeva tutta la vita legale di Londra, dalla Società dell'Armonica fino alla Società entomologica, fondata principalmente con lo scopo di distruggere gli insetti nocivi. Phileas Fogg era membro del Reform Club e basta. A chi mostrasse stupore per il fatto che un gentlemen così misterioso facesse parte di quella onorevole associazione, risponderemo che egli vi era stato ammesso per raccomandazione dei Fratelli Baring, banchieri, presso i quali aveva un credito aperto. Da ciò una certa larghezza, dovuta al fatto che i suoi assegni erano regolarmente pagati a vista sul suo conto corrente sempre in attivo. Era ricco, questo Phileas Fogg? Incontestabilmente. Ma i meglio informati non avrebbero potuto dire in qual modo egli avesse fatto fortuna. E il signor Fogg era l'ultima persona alla quale convenisse rivolgersi per saperlo. Ad ogni modo, egli non era affatto prodigo; ma neppure era avaro, poiché dovunque mancasse un apporto di denaro per una cosa nobile, utile o generosa, egli lo recava, silenzioso e anonimo per giunta. Insomma, nessuno era così poco comunicativo come quel gentleman, che parlava il meno possibile, e, quanto più era silenzioso, tanto più appariva circondato di mistero. Tuttavia, la sua vita si svolgeva in piena luce; ma ciò che egli faceva era sempre tanto matematicamente uniforme, che l'immaginazione altrui, scontenta, voleva andar oltre. Aveva viaggiato? Era probabile, poiché nessuno conosceva più profondamente di lui la carta geografica del mondo. Non c'era posto, per quanto lontano, del quale egli non mostrasse di avere una cognizione speciale. Talvolta, ma con poche parole, brevi e chiare, metteva sulla giusta via le mille conversazioni che circolavano nel club a proposito di viaggiatori morti o smarriti; avanzava le ipotesi più probabili, e spesso le sue parole si rivelavano quasi ispirate da una seconda vista, tanto i fatti finivano sempre col giustificarle. Era un uomo che doveva aver viaggiato dovunque: in spirito, per lo meno. Tuttavia, una cosa era certa: da molti anni Phileas Fogg non aveva lasciato Londra. Quelli che avevano l'onore di conoscerlo un po' più degli altri, attestavano che tranne lungo la via diretta che, ogni giorno, egli percorreva per recarsi da casa al circolo nessuno poteva pretendere di averlo visto anche una volta sola altrove. L'unico passatempo, per lui, era leggere i giornali e giocare a whist. A questo gioco del silenzio, così ben adatto al suo temperamento, vinceva spesso; ma i guadagni non entravano mai nella sua borsa; essi figuravano, per importanti somme, nel bilancio della sua beneficenza. D'altra parte bisogna rilevarlo il signor Fogg giocava per giocare, non per vincere. Il gioco era per lui un combattimento, una lotta contro le difficoltà, ma una lotta senza moto, senza spostamenti, senza fatica; e questo si addiceva al suo carattere. Non risultava che Phileas Fogg avesse moglie né figli il che può capitare alle più oneste persone né che avesse parenti o amici cosa più 1 Gioco inglese simile al bridge. rara, in verità. Phileas Fogg viveva solo nella sua casa di Saville Row, dove nessuno penetrava. Di come vivesse in casa sua, non si faceva mai parola. Un solo domestico bastava a servirlo. E siccome, poi, soleva far colazione e pranzare al circolo, in tre ore cronometricamente determinate, sempre nella stessa sala, alla medesima tavola, senza aver contatti con i colleghi, senza invitare alcun estraneo, egli tornava a casa soltanto per andare a letto, a mezzanotte precisa, senza mai servirsi di quelle comode camere che il Reform Club tiene a disposizione dei soci. Su ventiquattr'ore, ne passava dieci nel proprio domicilio, sia che dormisse, sia che si occupasse del suo modo di vestire. Se passeggiava, lo faceva, invariabilmente, con passo uguale, nella sala d'ingresso, dal pavimento di legno intarsiato, o nella galleria circolare, al di sopra della quale s'arrotondava una cupola di vetri turchini, sostenuta da venti colonne ioniche di porfido rosso. Se faceva colazione o pranzava, le cucine, la dispensa, la pescheria, la latteria del circolo fornivano alla sua tavola le loro succulente riserve; i domestici del club, gravi personaggi in marsina nera, calzati di scarpe con suole di feltro, lo servivano in vasellami di porcellana speciale e su tovaglie mirabili, in tela di Sassonia; i cristalli molati del club contenevano il suo sherry, il suo porto, il suo chiaretto misto con cannella, capillaria o cinnamomo; infine, il ghiaccio del club fatto venire con grandi spese dai laghi d'America manteneva le sue bevande in un soddisfacente stato di freschezza. Se vivere in tali condizioni significa essere eccentrici, bisogna convenire che l'eccentricità ha i suoi lati buoni! La casa di Saville Row, senza essere sontuosa, si raccomandava per una estrema comodità. Del resto, date le invariabili abitudini dell'inquilino, il servizio si riduceva a poco. Tuttavia, Phileas Fogg esigeva dal suo unico domestico una puntualità e una regolarità straordinarie. Quel giorno, 2 ottobre, egli aveva licenziato James Forster il giovanotto s'era reso colpevole di avergli portato, per la barba, l'acqua riscaldata a ottantaquattro gradi Fahrenheit, 1 invece che a ottantasei ed aspettava il successore, che doveva presentarsi fra le undici e le undici e mezzo. Phileas Fogg, rigidamente seduto su una poltrona, con i piedi uniti come quelli di un soldato alla parata, le mani appoggiate sulle ginocchia, il busto eretto, la testa alta, guardava camminare la lancetta dell'orologio a pendolo: apparecchio complicato, che segnava le ore, i minuti, i secondi, il giorno del mese e l'anno. Allo scoccare delle undici e trenta, il signor Fogg, secondo la sua abitudine quotidiana, doveva lasciare la casa e recarsi al Reform Club. In quel momento, fu bussato all'uscio del salottino nel quale Phileas Fogg si trovava. Apparve sulla soglia James Forster, il licenziato. Il nuovo domestico, disse. Un giovanotto, di una trentina d'anni, si fece avanti, salutando. 1 Gabriel Daniel Fahrenheit (1686-1736), fisico tedesco, inventore del termometro a mercurio. Da lui prende nome una particolare scala termometrica, la scala Fahrenheit. Siete francese e vi chiamate John? gli domandò Phileas Fogg. Jean, se non dispiace al signore, rispose il nuovo venuto. Jean Passepartout, soprannome che m'è rimasto, e ch'era giustificato dalla mia attitudine naturale a trarmi d'impaccio. Credo di essere un giovane onesto, signore; ma, per dirla sinceramente, ha fatto svariati mestieri. Sono stato cantante girovago, cavallerizzo in un circo, capace di fare il volteggio come Léotard e di danzare sulla corda come Blondin; poi sono diventato maestro di ginnastica, allo scopo di rendere più profittevoli le mie capacità, e, in ultimo, ero sergente dei pompieri a Parigi. Ho, anzi, al mio attivo, alcuni incendi notevoli. Ma saranno ormai cinque anni che ho lasciato la Francia e che, volendo gustare la vita di famiglia, faccio il domestico in Inghilterra. Ora, trovandomi senza posto, e avendo saputo che il signor Phileas Fogg è l'uomo più esatto e più sedentario di tutto il Regno Unito, mi sono presentato in casa sua, nella speranza di viverci tranquillo e di dimenticare perfino questo nomignolo di Passepartout... Passepartout fa al caso mio, rispose il gentleman. Mi siete stato raccomandato. Ho buone referenze sul conto vostro. Conoscete le condizioni? Sissignore. Bene. Che ora fa il vostro orologio? Le undici e venticinque, rispose Passepartout, cavando dalle profondità di una tasca un enorme orologio d'argento. E' indietro, disse il signor Fogg. Il signore mi scusi ma è impossibile. Indietro di quattro minuti. Non importa. Basta tener conto della differenza. Dunque, a cominciare da questo momento, ore undici e ventinove minuti di mercoledì 2 ottobre 1872, voi siete al mio servizio. Ciò detto, Phileas Fogg si alzò, prese il cappello con la mano sinistra, se lo mise in testa con un movimento da automa, e scomparve senza aggiungere parola. Passepartout udì.