/<1980>/ La ragione per cui si deve tenere presente tale logica, insieme con la successione degli eventi che la esprimono, è che il funzionamento d'una società contemporanea appare alla fine incomprensibile se non si afferrano i modi in cui essa si è venuta trasformando nell'arco di molti secoli e se non si individuano le origini dei suoi componenti principali, origini spesso molto lontane tra loro nel tempo e nello spazio. Quanto detto basterebbe per concludere che lo studio della sociologia è inseparabile dallo studio della storia. Ma vi sono altre ragioni. La storia è un immenso deposito di informazioni su quasi tutte le società esistite ed esistenti. Uno studioso di sociologia che non vi facesse ricorso non saprebbe produrre altro che una immagine dell'uomo e della società estremamente povera. La stessa selezione dei fatti reputati importanti per l'analisi sociologica non è separabile dalla considerazione che l'intera produzione storiografica può essere vista come un tentativo ininterrotto di stabilire quali sono stati i fatti che hanno condizionato il destino delle società, il loro sviluppo e la loro decadenza. E molti problemi che hanno stimolato la riflessione sociologica, dai classici sino ad oggi, sono problemi di transizione storica: dal feudalesimo al capitalismo, dalla società tradizionale alla società moderna, dalla società contadina alla società urbana e industriale. D'altro lato, la prospettiva storica non è sufficiente, da sola, per comprendere come funziona una società giunta a un certo stadio di sviluppo; come si riproducono i suoi componenti; in che modo dall'intreccio di innumerevoli azioni individuali hanno origine processi sociali collettivi di segno del tutto diverso. La logica del funzionamento, dell'organizzazione, della riproduzione della società, non riflette meccanicamente la storia di questa. Né si può definire come un processo posteriore ad essa, nel senso di emergere a conclusione di una sequenza finita di eventi. L'organizzazione della società ha leggi sue proprie, relativamente invarianti, perché riflettono le condizioni della formazione e della sopravvivenza di qualsiasi collettività nel rapporto con i dati della natura - inclusa la natura di esseri biologici degli individui che la compongono. La storia delle società umane è anche il prodotto dei modi in cui le strutture che gli uomini hanno dato alle loro collettività hanno rispettato o violato, in varia misura, tali leggi. Perciò il conoscerle è importante non solo per l'interesse intrinseco che presentano, ma anche perché alla loro volta esse aiutano a comprendere la storia. 3. L'orizzonte evoluzionistico Tra le prime manifestazioni della vita sulla terra, sotto forma di semplici sistemi cellulari autoriproducentisi, e i tratti più complessi dell'organizzazione sociale e della cultura contemporanea, corre un legame aggrovigliato ma ininterrotto. Districare questo groviglio e mostrarne la continuità è il compito delle teorie dell'evoluzione: biologica, sociale e culturale. Un tempo si credeva che l'evoluzione biologica, l'evoluzione sociale e quella culturale fossero tre stadi distinti e consecutivi. Secondo questa immagine dell'evoluzione, una volta raggiunte - circa trentamila anni fa - le strutture anatomiche e fisiologiche che ancora oggi lo caratterizzano, l'uomo avrebbe dato origine a forme associative via via più complesse, dalla banda nomade al gruppo di consanguinei, al Can, e poi avanti sino alle tribù ed alle società del neolitico. A un certo punto dell'evoluzione sociale sarebbero comparsi i primi manufatti, il linguaggio, le rappresentazioni visive, come le scene di caccia sulle pareti delle caverne di Altamira. Ora sappiamo che non è andata così. Biologia, società e cultura non sono stadi, bensì aspetti dell'evoluzione organica che da milioni di anni interagiscono simultaneamente a vari livelli, modificandosi a vicenda senza interruzione. Tratti di cultura antichissimi, come il fuoco, hanno indirizzato l'evoluzione biologica degli organismi umani in nuove direzioni. La caccia per bande e la regolazione del comportamento sessuale nel gruppo sono al tempo stesso un fattore e un effetto dell'origine del linguaggio. Nessuno dei tre aspetti dell'evoluzione è isolabile dagli altri, e sarebbe oggi quel che è senza l'influenza di questi. Le prove accumulate dalle teorie dell'evoluzione hanno una serie di conseguenze primarie per la scienza della società. Esse portano di necessità ad affermare che: - uomo, società e cultura sono parte integrante del mondo organico; - l'evoluzione, nei suoi tre aspetti, è tuttora in corso; - tutti i sistemi viventi - biologici, sociali e culturali - sono in ultimo un prodotto dell'evoluzione; - il comportamento dei sistemi viventi umani si può spiegare solamente se si tiene conto delle loro vicende evolutive e della loro permanente interazione dal punto di vista biologico, sociale e culturale. Nel primo caso è assai probabile che quote crescenti di popolazione scelgano di partecipare alle attività di quel sistema, mentre nel secondo è più probabile che quote più o meno ampie di popolazione lo abbandonino. Ovviamente, l'afflusso e il deflusso di popolazione non sono soltanto indici di sviluppo e declino; oltre un certo limite diventano un fattore dell'uno o dell'altro. Ne parleremo più avanti. In via di prima approssimazione si noterà che i mutamenti capaci di avviare un sistema sociale verso lo sviluppo o il declino possono avere origine in almeno cinque punti distinti, e precisamente: l) nel modo di svolgere le singole funzioni; 2) nel numero e grado di differenziazione dei componenti interni (posizioni-ruolo, integrate o meno in sottosistemi); 3) nelle risorse in deposito nel sistema; 4) nel conflitto tra sottosistemi, o tra gruppi di posizioni soggetto e oggetto, relativo agli scambi di risorse tra un sottosistema e l'altro, o tra un gruppo e l'altro; 5) nelle risorse (quantità e qualità) in immissione e/o emissione, ossia negli scambi del sistema con l'ambiente (formato come sappiamo da altri sistemi sociali, sistemi psichici, sistemi cultura e sistema popolazione). Da ciascun punto possono provenire stimoli capaci di modificare durevolmente l'uno o l'altro stato del sistema. Esaminiamoli più da vicino. (1) Ogni funzione entro un sistema sociale è atta a venire svolta in modo più o meno efficace ed efficiente. Lo spostamento verso gradi più elevati di efficacia ed efficienza è in genere il prodotto dell'esercizio, o dell'esperienza, che permettono di percorrere con maggior celerità e minore sforzo (cioè minor consumo di energia) i programmi di comportamento in uso; o dell'adozione di nuovi programmi che sono intrinsecamente più efficaci od efficienti; o dell'impiego di mezzi più potenti. In realtà, i tre fattori si combinano spesso, potenziandosi a vicenda. Mezzi più potenti, ad esempio, per la trasformazione di materiali, o il trattamento di informazioni, richiedono non di rado programmi più sofisticati; la capacità di svolgere facilmente un programma induce ad adottare programmi un po' più complicati; e nuovi programmi fanno apparire invecchiati i mezzi in uso. A livello di sistema sociale, tutt'e tre i fattori rientrano nei processi di apprendimento. Tra il modo in cui le singole funzioni sono svolte ed i vari stati sistemici non esiste un rapporto diretto. Se la funzione di controllo, ad esempio, viene svolta con maggior efficienza, non è affatto detto che il sistema diventi automaticamente più efficiente: può darsi diventi più efficace, o che migliori la sua integrazione. Il fatto importante è che se una funzione diventa stabilmente più efficiente (o efficace, o altro), essa avrà effetti positivi altrettanto stabili sul bilancio degli stati sistemici. (2) La differenziazione è un processo naturale nei sistemi sociali non meno che nei sistemi biologici. Un qualsiasi gruppo di individui che abbia un compito impegnativo da svolgere scopre immediatamente che è poco pratico cercar di fare tutti insieme le stesse cose allo stesso tempo, nello stesso spazio. Molto meglio dividersi il lavoro, in modo che ciascuno svolga una serie di operazioni che preparano o completano quelle di altri. Se l'attività di ciascuno viene regolata da norme precise, nascono le posizioni-ruolo, e la differenziazione di queste diventa sinonimo di organizzazione. (Si noti che la differenziazione di posizioni-ruolo non significa affatto che lo stesso individuo debba occupare la stessa posizione a tempo indefinito). In tal modo la differenziazione diminuisce il consumo di energia, di tempo, di materia a parità di risultato, ovvero accresce l'efficienza; rende possibile a un gruppo realizzare scopi irraggiungibili in altro modo, ovvero aumenta l'efficacia; consente l'esistenza di gruppi molto più numerosi, migliorando la loro capacità di integrazione. I suoi effetti positivi sul bilancio finale degli stati d'un sistema sono pertanto indubbi: ma fino a un certo limite. Al di là di questo può avvenire che l'aumento dei benefici ottenuto con il progredire della differenziazione venga annullato dall'aumento dei costi di regolazione che esso comporta, dalle crescenti difficoltà di integrazione, dal ritardo con cui le parti periferiche rispondono ai messaggi del centro. Da fattore di sviluppo, la differenziazione diventa così fattore di declino d'un sistema sociale. Vi sono altri aspetti della differenziazione. Se due o più gruppi di popolazione occupano stabilmente posizioni differenti in un sistema sociale, tenderanno a sviluppare interessi, atteggiamenti, linguaggi, capacità particolari. E' possibile che ciò sia fonte di conflitti: ma nel caso d'un rilevante mutamento dell'ambiente è possibile che proprio le peculiari caratteristiche acquisite da un gruppo a paragone degli altri siano un fattore di sopravvivenza del sistema, e di un suo ulteriore sviluppo. (3) Ogni sistema contiene dei depositi di risorse, e in forza del principio di asimmetria (v. Parte I, sez. 6) più risorse si depositano in essi, più è probabile che altre risorse vi affluiscano. Quando il tasso di immissione supera per un certo periodo quello di emissione, si ha il fenomeno dell'accumulazione. Tutto è accumulabile: il capitale finanziario nelle banche, il lavoro nelle macchine e negli edifici, le informazioni nella memoria degli individui, negli archivi e nelle banche di dati, l'energia negli accumulatori (però con grossi limiti), l'acqua nei bacini artificiali, la popolazione nelle metropoli. Se un sistema non supera una certa soglia di accumulazione nei suoi depositi, in genere non può operare. Il sistema psichico quindi procede a rappresentarsi, trasformando le informazioni memorizzate, le conseguenze di ciascuna scelta. La scelta (1) non appare praticabile, perché per un raggio molto ampio la temperatura ambiente è di sicuro altrettanto bassa; (2) comporta il rischio di una reazione sgradevole da parte dell'altro individuo, senza poter dare per certo che esso disponga effettivamente delle risorse adeguate allo scopo che il sistema agente vuol raggiungere; (3) comporta un po' di fatica, ma è possibile dia qualche risultato; (4) comporta il rischio che l'organismo si ammali, ovvero che gli stati principali di questo sistema scendano per un certo periodo sotto la soglia critica. Confrontando e ponderando costi e benefici di ciascuna scelta, ossia le utilità positive e negative congiuntamente derivanti da ognuna di esse (su quest'aspetto v. oltre, sez. 4.3), il centro di controllo del sistema psichico decide per la scelta (3); di conseguenza emette un comando, cioè una informazione prescrittiva, che impone all'organismo di mettersi in movimento per iniziare un'esplorazione finalizzata dell'ambiente. (b) Un individuo riceve materia ed energia in quantità e qualità esattamente corrispondente alla sua domanda, tenuto conto dello stadio di sviluppo in cui si trova, in cambio d'una determinata quantità e qualità di risorse che egli cede ad altri individui. Ad un certo momento gli perviene l'informazione che altri individui, in cambio delle stesse risorse cedute, ricevono una maggior quantità complessiva di risorse, o la stessa quantità ma di qualità migliore. In questo caso è il sistema psichico a iniziare un ciclo di attività, diretto a modificare i termini di scambio. Prima essi gli apparivano equi: ora non più. Sebbene l'afflusso delle risorse oggetto di scambio sia immutato, lo stato di adattamento peggiora, perché la domanda tenderà a modificarsi in direzione dei termini di scambio, evidentemente più favorevoli, già ottenuti da altri. Il sistema psiche-organismo si muove quindi in cerca d'un migliore adattamento. Molti processi motivazionali connessi alle cosiddette aspirazioni crescenti ed a gruppi di riferimento (v. oltre, sez. 3.53) seguono questa logica. (c) Le funzioni e gli stati sia del sistema organismo che del sistema psichico sono soggetti a variazione, anche se l'afflusso e il deflusso di risorse tra i due sistemi e l'esterno è il migliore possibile; in altre parole, anche se il loro adattamento all'ambiente è molto elevato. In primo luogo ambedue i sistemi sono esposti a processi di invecchiamento: nell'uno come nell'altro l'attività di regolazione perde di finezza, e quindi di efficacia globale; la trasformazione energetica e informativa perde di potenza; i depositi si formano più lentamente e si svuotano più rapidamente - i sottosistemi di trasporto si irrigidiscono e rallentano. Di norma la degradazione è differenziale: una certa funzione, o un certo stato, degradano più rapidamente o più intensamente di altri. Una volta rilevata, la variazione attiva programmi di attività interna ed esterna diretti a ridurne gli effetti negativi. In secondo luogo, tutti i sistemi organici e psichici nascono e si sviluppano recando in sé squilibri strutturali e funzionali più o meno profondi. Tali squilibri, vere e proprie forme di dis-adattamento insite tra i componenti dei due tipi di sistemi, possono essere controllate e regolate a lungo, ma non cesseranno mai di attivare la loro dinamica, ovvero di motivare i loro comportamenti e le loro azioni. In terzo luogo, l'incessante attività di trasformazione interna in specie delle informazioni, cosciente e inconscia, porta da un lato ad apprendere come migliorare certe funzioni applicate a certe risorse, e certi stati; dall'altro, modifica senza posa la valutazione delle attività funzionali e del livello degli stati, motivando di conseguenza organismo e psiche ad agire per migliorarli o per prevenirne la degradazione. (d) Molte azioni sociali non sono motivate da variazioni dell'afflusso o del deflusso di risorse, né da variazioni endogene di funzione o di stato, bensì dalla previsione di eventi futuri atti a incidere negativamente in uno o più dei tre campi, oppure a configurare opportunità di miglioramento nell'uno o nell'altro. In altre parole è possibile che a un dato momento né il sistema organismo né il sistema psichico abbiano alcun problema riguardo a risorse, funzioni e stati, ma che il sistema psichico, mediante la sua capacità unica di compiere previsioni (non necessariamente corrette. la questione è irrilevante) sull'ambiente, sull'organismo e (in misura assai minore) su se stesso, ritenga di dover iniziare un'azione per ridurre rischi futuri, o cogliere nuove opportunità. In questo caso l'azione non inizia con una variazione la cui intensità supera i valori di soglia ma piuttosto con la rappresentazione entro il sistema psichico d'un modello dell'ambiente che anticipa l'evento da cui potrebbe derivare una simile variazione. 3.3 La struttura fine dell'azione Tanto l'organismo agente che il sistema psichico sono composti da complesse gerarchie di sottosistemi strettamente interrelati. Nel sistema psichico sono rintracciabili almeno tre gruppi di sottosistemi, che sono basati rispettivamente nella parte più arcaica del cervello, quella che controlla i comportamenti più elementari; nel sistema limbico, un insieme di formazioni più recenti che controllano e regolano le emozioni; e nella corteccia cerebrale, dove è massima la possibilità di deposito, di associazione e di trasformazione d'informazioni provenienti dall'ambiente, dall'organismo e dallo stesso sistema psichico, in forza della sola esperienza. - trasmettere metodicamente ai membri della società, a cominciare dai nuovi nati, certi elementi di base comuni alle varie culture «locali», come il linguaggio; ed a gruppi particolari di essi, tendenzialmente coincidenti con classi sociali, gli elementi di una cultura specializzata, afferente all'uno o all'altro sistema sociale. - raccogliere, trasportare e trasmettere per mezzo di vari canali informazioni d'ogni tipo per uso privato e pubblico; costruire e sviluppare simili canali, rendendo così possibile lo scambio di informazioni - cioè la comunicazione - tra gli individui, le organizzazioni, i sistemi sociali, le società. I canali di comunicazione sono tra i più sensibili all'evoluzione tecnologica, potendo variare, al presente, dal messo a piedi alla televisione via satellite. - rilevare lo stato dell'opinione pubblica e influenzarlo a favore del sistema sociale dominante (che può essere lo stesso modo di riproduzione socioculturale). - formare e riprodurre la memoria sociale sotto forma di biblioteche, archivi, musei, esposizioni, cineteche, gallerie, banche dati, etc. E' ovvio che per svolgere tali funzioni il modo di riproduzione socioculturale ha bisogno di risorse materiali che soltanto il modo di produzione ed il modo di organizzazione politica gli possono fornire, e di risorse umane provenienti dal modo di riproduzione biopsichica. L'aspetto più rilevante della struttura che in varie epoche e società il modo di riproduzione socioculturale può assumere è da vedersi nel grado di controllo che gli altri sistemi esercitano su di esso, o, inversamente, che questo esercita su quelli. Tre casi principali si osservano nella storia: - il modo di riproduzione socioculturale è controllato in elevata misura dal modo di organizzazione politica. I fini dell'educazione ed i messaggi della comunicazione sociale sono decisi dal centro politico ed hanno la preminenza su ogni altro elemento della cultura trasmesso da questo sistema. E' il caso di molti stati totalitari. - Il modo di riproduzione socioculturale è controllato in elevata misura dal modo di produzione. Il controllo si realizza attraverso un processo di scambio i cui termini sono particolarmente favorevoli al secondo sistema. In cambio di cospicue risorse materiali, il modo di riproduzione socioculturale trasmette prevalentemente la cultura più congruente con quel determinato modo di produzione. - Il modo di riproduzione socioculturale controlla il modo di organizzazione politica, ed eventualmente, tramite questo, il modo di produzione. E' il caso di molte società teocratiche, non solo nell'antichità: si pensi alla rivoluzione islamica del 1979 in Iran. Questi tre tipi strutturali sono compatibili con una organizzazione delle attività formative e dei mezzi di comunicazione di massa sostanzialmente simile: differenziazione del sistema scolastico in vari ordini e gradi, enti centrali di sorveglianza dei mezzi di comunicazione, etc. Il modo di riproduzione biopsichica svolge tre funzioni strettamente collegate. Infatti esso provvede a: - la riproduzione biologica degli organismi umani, con la quale si alimentano il sistema popolazione e per mezzo di questo i sistemi sociali; - la formazione del sistema psichico nei nuovi organismi, poiché questi posseggono la potenzialità ma non la capacità di svilupparlo in modo autonomo; - la riproduzione quotidiana del sistema organismo e del sistema psichico. In questo caso «riproduzione» significa ripristino di momento in momento d'uno stato globale dei due sistemi compatibile con le attività ad essi richieste nei sistemi sociali cui partecipano. Le attività in cui si articola la prima funzione non comprendono solamente i rapporti sessuali, bensì tutte le attività necessarie per produrre e riprodurre organismi vitali alle condizioni definite dalla cultura locale. Tra di esse rientrano la regolazione dei rapporti sessuali fra sessi, gruppi di età, parenti consanguinei e affini, membri di popolazioni diverse; lo scambio di uomini e donne in età riproduttiva con altre popolazioni; il nutrimento e le cure fisiche prestate ai piccoli; l'assistenza medica alle gestanti e ai neonati, etc. La formazione e il regolare sviluppo, od ontogenesi, del sistema psichico richiede che sin dai primi giorni di vita un individuo sia esposto a processi regolari di interazione sociale, orientati in modo coerente da elementi d'una stessa cultura. Le potenzialità di apprendimento del sistema nervoso sono pressoché illimitate alla nascita, tanto che un individuo normale sotto il profilo biologico può acquisire gli elementi di qualsiasi cultura; ma al fine di realizzare almeno una parte di esse è indispensabile che i processi di interazione socioculturale siano anzitutto coerenti e cumulativi (un bambino cui si parlino erraticamente tre lingue non le imparerà tutt'e tre, bensì nessuna), e inoltre siano correlati nel tempo con i processi di maturazione biologica e fisiologica, entro margini relativamente ristretti. Tutto ciò comporta attività specialmente dedicate alla formazione del sistema psichico nei primi anni di vita. Si pensi al caso di una associazione culturale che si riunisce solamente una volta al mese in una sala convegni; - perché, oltre allo spazio occupato per così dire da fermo, un sistema ha bisogno di altro spazio per muoversi, per agire, per stabilire contatti, soprattutto per procurarsi risorse; - perché tutte le risorse materiali, energetiche e informative - ma in special modo le prime - provengono alla fine da altri spazi, che sono sovente molto più ampi di quello occupato dal sistema in sé (una famiglia di tre persone abita mediamente in poche decine di mq. di spazio edificato, ma gli alimenti che consuma nell'anno provengono da parecchie centinaia di mq. di terreno coltivato, per non parlare di tutte le altre risorse); - perché le risorse trasformate che vengono emesse, in stato sovragradato o degradato, occupano altro spazio, non potendo questo coincidere se non in rari casi con lo spazio di provenienza. Quanto al tempo, è la dimensione lungo la quale si distribuiscono le operazioni che nell'insieme costituiscono l'una o l'altra attività di base del sistema. Se voglio descrivere un oggetto o un evento, e intendo farmi capire, debbo pronunciare le parole una dopo l'altra. Un pezzo di metallo che viene sagomato al tornio non può essere verniciato in quello stesso momento. Muoversi da un punto all'altro di uno spazio fisico richiede una successione di movimenti coordinati, siano essi le distensioni e contrazioni di un lombrico, i passi di un animale terrestre, i battiti d'ala d'un insetto o d'un uccello o i giri di ruota di un'automobile. Se nella sequenza di operazioni immetto una maggior quantità di energia, il tempo si contrae: si dice che la sequenza è stata accelerata, o che la sua velocità è aumentata. Il contrario avverrà se nella stessa sequenza si immette una minor quantità di energia. Un sistema che disponga di risorse abbondanti sotto forma di materia, energia, informazione e spazio, ma non disponga di tempo, ovvero si trovi impedito nello svolgere in sequenza le operazioni necessarie per immettere, trasformare ed emettere le risorse stesse (magari perché la sua dimensione tempo è già impegnata per «lavorarne» altre), si trova in una situazione analoga a quella di un sistema che di risorse sia del tutto privo. Il tempo è la risorsa necessaria per concretare l'uso di ogni altra risorsa. Tutti i tipi di risorsa sono in notevole misura intercambiabili: una certa quantità di ciascuna può essere scambiata tra i componenti di un sistema, o tra due o più sistemi, con una certa quantità di qualsiasi altra. Un camminatore stanco (= con energia ormai scarsa) può arrivare ugualmente alla meta rallentando il passo, ovvero, usando più tempo (se ne dispone) per coprire lo stesso spazio. Un insieme di informazioni adeguate consente in generale grandi risparmi di qualsiasi altra risorsa (se so dov'è un oggetto, non consumerò tempo ed energia per cercarlo da altre parti). Un paese che dispone di materie prime può scambiarle con tecnologia (una configurazione della risorsa informazione). Una delle capacità che tendono ad assicurare la riproduzione dei sistemi viventi, come individui e come specie, è appunto quella di saper scambiare al momento opportuno, sia all'interno che all'esterno, le risorse più abbondanti con altre più scarse. D'altra parte, ciascuna risorsa, per essere utilizzata, consuma altre risorse. Per depositare in un sistema materia, energia o informazione ci vuole spazio, seppure in misura molto variabile. Per trasformare materia è necessaria in genere una quantità elevata di materia; un po' meno per trasformare energia, e meno ancora - ma non mai zero - per trasformare informazioni. Qualsiasi deposito di materia, energia e informazione che abbia da essere ordinato comporta un elevato impiego di informazione: proviamo a immaginare che utilità avrebbero un deposito di libri, un magazzino di ricambi per elettrodomestici, un archivio di giornale se fossero ammucchiati a caso, ovvero non fossero organizzati in base a una precisa serie di informazioni cognitive e prescrittive. Qualcosa di analogo vale per la memoria umana: studiare con metodo significa appunto memorizzare informazioni secondo un programma, un ordine stabilito da altre informazioni. Infine, il tempo: per consumarne di meno - ad esempio, per trasformare masse di materiali, o per varcare un certo spazio - occorrono quantità di energia progressivamente crescenti, in misura più che proporzionale. Si calcola che per costruire un'automobile del peso di 10 quintali occorrano, per le operazioni indispensabili di trasformazione della materia che in essa confluisce, 4-5 milioni di kilocalorie; ma per produrla ai ritmi correnti in questo settore della produzione industriale se ne spendono mediamente 20-25 milioni, ossia cinque o sei volte tanto. Ogni sistema utilizza e quindi «consuma» le risorse di cui dispone in tre modi diversi. In primo luogo ne consuma una parte semplicemente per mantenersi "in vita" - cioè per riprodursi - anche se non svolge nessuna attività. Il corpo d'un adulto addormentato consuma (a seconda del peso) 60-70 Kcal./ora; e il sonno è il più basso livello di attività a cui l'organismo umano possa scendere in modo naturale. Un'associazione che non alimenti le comunicazioni tra i soci anche nei periodi in cui non si svolgono le sue attività statutarie, come i congressi annuali, tenderà a degradarsi fino a estinguersi. Un'azienda temporaneamente priva di commesse non può, se non a rischio di scomparire, smettere di pagare gli stipendi e di tenere in buone condizioni gli impianti. In secondo luogo, un sistema utilizza risorse per trasformarle in motricità finalizzata - un altro nome per comportamento - o in un prodotto da scambiare.