/<1993>/ Da anni notavo che l'argomento sesso, nel bene e nel male, occupava spazi sempre maggiori, ma la cosa mi lasciava abbastanza freddo, finché non mi sono reso conto che l'interesse si accentrava sempre più sul binomio sesso e bambini. Era giusto, ci si domandava, lasciarli alla loro «santa ignoranza» (tanto cara ai bigotti) o dovevano «sapere»? E se sì quanto? quando? come? E, soprattutto, chi doveva informarli? La famiglia o la scuola? Le polemiche infuriavano. E c'erano magari religiosi che si battevano per la chiarezza e parlamentari, ovviamente laici, fervidi sostenitori del «pietoso velo». Nelle tavole rotonde il clima spesso si arroventava come in un periodo preelettorale. Gli episodi d'intolleranza, poi, non mancavano e, specie sul fronte del no, sfioravano spesso il grottesco. Come ho potuto constatare di persona qualche anno fa quando, avendo avviato in classe un mini-corso di educazione sessuale, sono stato prontamente denunciato ai carabinieri per adescamento (sic!), dall'indignatissimo genitore di un mio scolaro. Per fortuna il maresciallo incaricato delle indagini era un uomo di mente aperta e per giunta padre di un altro mio allievo per cui lo «scandalo» è finito in una bolla di sapone. Ma era comunque indizio di una mentalità a dir poco allarmante anche se, almeno secondo uno studio recente, buona parte dei genitori è favorevole all'informazione sessuale. Però non vogliono assumerne la responsabilità, che demandano regolarmente ad altri e questi ad altri ancora finché la patata bollente a forza di passare di mano in mano finisce per cadere in terra. E per restarci. E questo non mi andava affatto bene. Non ho certo la vocazione del Crociato; tuttavia, sebbene non insegni più da tre anni, sento ancora vivissimo il dovere di fare del mio meglio per i ragazzi (maestro un giorno, maestro per sempre...). Così ho deciso di recare la mia pietruzza, come si diceva un tempo, scoprendo il grado di preparazione dei preadolescenti in materia e inducendo, eventualmente, chi di dovere a un intervento più approfondito. Ho quindi mobilitato alcuni colleghi-amici che insegnano nei rioni storici (leggi i più problematici e vivi) di Napoli. E loro hanno risposto immediatamente, impegnandosi con entusiasmo e intelligenza. Veicolo dell'inchiesta, già felicemente collaudato, i temi in classe. Ma, dato l'argomento, abbiamo scelto un approccio soft, filtrando le domande più nevralgiche attraverso la letteratura e la religione. Inoltre, per evitare il disagio del compito in classe ufficiale, con tanto di nome e cognome, abbiamo accettato e inserito nel testo anche i bigliettini anonimi. Quanto a me, oltre a circolare armato di registratore, intervistando senza averne l'aria ragazzi di ogni condizione sociale, dallo scugnizzo al figlio di papà, ho provveduto all'opera di assemblamento e cernita. Che stavolta, per i tagli, ha richiesto addirittura l'accetta, perché regnava sovrana la pornografia, squallida figlia della disinformazione e della morbosità, frutto, questa, del silenzio coatto e della leggerezza dei media, specie della Tv che incide in modo profondo e capillare nella mente dei bambini, come rivelano in queste pagine il martellare di citazioni e i molti neologismi in puro stile spot. Risultato: la sconfortante conferma dell'ignoranza quasi assoluta dei più elementari processi fisiologici contrappuntata da una conoscenza magari approssimativa, ma vibrante d'interesse, delle devianze come prostituzione, omosessualità e così via (di nuovo grazie, Tv!). Il libro che ne è uscito, tuttavia, non ha nulla di deprimente. Il fascino esplosivo dei ragazzini napoletani ha operato un altro dei suoi prodigi, rivestendo anche i problemi più scottanti e le realtà più amare di umorismo, di vitalità e di fantasia. Che in questo caso sono un invito alla speranza. Secondo te è giusto insegnare l'educazione sessuale nelle scuole? Sì, è giusto, giustissimo, e non parlo per me che certe cose le sapevo ancora prima di nascere ma per gli altri che se non le imparano a scuola o al Catechismo arrivano a undici o dodici anni e credono veramente che sono nati da un cavolo o da una insalata. Lo stesso vale per la Befana e Babbo Natale che se non glielo dicono a scuola che non esistono (e soprattutto la Befana) arrivano alle medie che aspettano ancora i doni gratis. La colpa principale è dei grandi che raccontano troppe palle ai bambini. Nel collegio di mia nonna le suore gli facevano addirittura imparare una canzoncina dove al posto di «amore» mettevano «rumore» e le ragazzine non ci capivano niente e credevano di essere sceme. Quindi è giustissimo svolgere educazione sessuale a scuola, perché quando si prega l'Ave Maria e si dice «Benedetto il frutto del tuo seno Gesù» bisogna spiegare ai bambini che quel seno significa pancia e non cavolo, o verza-Gesù. L'educazione sessuale è una gran bella cosa e se uno ha proprio vergogna di ascoltare basta che la sera si mette a fare la spia nella camera da letto dei genitori, e capisce come stanno le cose. L'unica cosa sbagliata nella scuola è quella di far fare educazione sessuale alle suore che quelle, le suore, perché non avevano capito niente del sesso si sono fatte suore! E sempre a proposito di sesso... (Biglietti anonimi e domande a voce). Maestro, ma se un bambino non nasce di nove mesi, di quanti mesi può nascere? Di dieci, di undici, di dodici? Qual è il record di uscita? Maestro, come si dice sesso in Vaticano? Ha detto mio cugino Vincenzo che pure l'uomo tiene la verginità, vorrei sapere cos'è la verginità e a che età si sviluppa. Vorrei essere spiegato come si fanno i figli ma, per favore, guardate in faccia a Tortora e non a me quando lo dite, così credono che la domanda l'ha fatta lui. Non ho capito bene che differenza c'è tra un uomo e una donna. Maestro, non vi vorrei illudere, ma voi piacete molto a Carmela Del Vecchio. Se una donna fa l'amore con un uomo e subito dopo, ma proprio subitissimo, fa l'amore con un altro uomo ed escono due gemelli, questi gemelli sono gemelli o gemellastri? Vorrei pure sapere, se una donna fa l'amore con un bianco e subito dopo con un negro, di che colore esce il figlio. Maestro, cos'era il sesso lo sapevo, ve lo giuro, ma ora l'ho dimenticato. I tuoi genitori ti hanno mai parlato di sesso? E parenti, amici o sacerdoti ti hanno mai dato informazioni sull'argomento? No, nessuno mi ha mai parlato di sesso, nemmeno i miei genitori. Figurarsi poi gli amici e i conoscenti. Quello che so l'ho visto per televisione e in parte sul giornale «Panorama». E sono rimasta molto delusa. Mi sembra che Dio poteva fare a meno di crearci in quel modo che per far figli una donna prima deve sentire dolore e dopo la nascita non sa neanche come andrà a finire ma se anche tutto va bene perché far sentire dolore? E perché il bimbo, se non riesce a venir fuori, può anche morire affogato? Io sono contraria a questa invenzione. Se Dio voleva, un bambino lo poteva far uscire dalla pancia che si apriva automaticamente oppure fare come a suo Figlio che lo fece uscire dalla Madonna non si sa da dove, senza sentire dolore. I miei genitori non mi hanno mai parlato di sesso perché dicevano sempre che ero troppo piccola. E adesso ancora non me ne parlano perché dicono che ormai sono grande e già lo so. Sai come nascono i bambini? Subito dopo che l'uomo ha menato la botta, la donna può rimanere incinta o no. Se rimane incinta, si forma un figlio dentro la pancia, se non rimane incinta, la pancia rimane uguale a come era prima, cioè vacante. Una donna incinta, se scopre che è incinta, non deve mettersi i pantaloni troppo stretti in vita, è meglio che si mette una gonna svasata blu, non deve andare molte volte al lavoro o prendere continuamente aerei, treni e navi, perché tutti questi mezzi fanno rimbalzare troppo la pancia. Inoltre non deve fare diete troppo dense o lavori pesanti in casa: massimo può pulire con lo scopettino. Una donna incinta non deve fare altri figli se non è più giovane. Se ha vent'anni, allora va bè li può fare, ma se ha cinquanta-cinquantacinque anni, allora se fa un figlio, esce sicuramente scemo. Tutte le mamme che conosco io, prima di essere mamme sono state incinte, tranne una, Filomena, che per non faticare troppo il figlio se l'è adottato. Certe volte una donna crede di essere incinta ma è solo aria. Tu hai capito cos'è la sterilità? Sterilità è quando una donna non riesce ad avere figli né con il marito né con altri, né in pubblico né in privato. Lei, dall'esterno è come tutte le altre: comune, normale, generale, all'interno invece è molto particolare. Ella vorrebbe avere figli (maschi o femmine è lo stesso) ma non può perché è stata creata come Santa Elisabetta. Da bambina non lo sa che ha la sterilità, si comporta come se niente fosse e gioca normale. Poi, diventata grande, o si sposa o non si sposa. Se non si sposa non saprà mai che era come Santa Elisabetta, se si sposa e lo scopre, tanto dalla rabbia che le vengono le mosse. Certe donne sono contente che hanno la sterilità perché vogliono vivere senza figli, in libertà, ma certe altre ci rimangono molto male. E per sapere se possono vincere la sterilità si fanno fare le carte per televisione. Gliele fa Emma Palomma in persona, il mago Mariano e Annamaria Ammendola. A me è molto simpatica Concetta Mobili ma lei è tutt'altro che sterile, ha avuto quattordici o quindici figli. Io la ragione perché una donna è sterile non la conosco, forse perché la mamma, quando l'ha partorita, le ha trasmesso un poi della sua sterilità, o forse perché si è sforzata troppo al gabinetto, perché ha avuto la fattura da qualche vecchia. Se ha avuto la fattura l'unico sistema per guarire è quello di cambiare città. Se una moglie è sterile e il marito è pure lui sterile non può nascere nessun bambino. Se nasce, nasce per sbaglio e pesa solo pochi grammi. Abbiamo parlato della possibilità di creare un bambino in provetta. Qual è la tua opinione in proposito? Io di bambini in provetta non ne so quasi niente. Se devo andare per immaginazione posso pensare che presto i figli non si faranno più col metodo solito, quello originale, ma che un giorno futuro nasceranno in un tubo di vetro. Cioè si mescola il meglio dell'uomo e della donna poi, attraverso una siringa molto spessa, si inietta il liquido nella pancia della mamma e lei lo cova per nove mesi finché non ce la fa più e partorisce. Se è così, la cosa non mi sta affatto bene, perché in questo modo si possono creare figli artificiali perfetti e quelli naturali come me in confronto sembreranno brutti e scemi. Certo che, se l'esperimento riesce, possono nascere tanti Giotto, Michelangelo e Raffaello, ma se non riesce (se per esempio è entrata nel miscuglio una piccola scheggia di vetro che va al cervello) possono nascere Franchenstein e l'Uomo Lupo. Io dico che i figli non si devono creare in laboratorio perché un uomo deve essere come la mamma l'ha fatto e non il prodotto di uno scienziato pazzo. Solo agli uomini che violentano le donne in Bosnia gli farei una siringa di provetta nella pancia, così partorirebbero pure loro e vedrebbero che significa mettere al mondo un figlio violentato! Come lo vedi, tu, il matrimonio? Arrivati ad una certa età, ognuno ha il diritto di sposarsi. Non c'entra niente se si è poveri o ricchi, belli o brutti, nordisti o sudisti: l'importante è se si è maschi e femmine e che nessuno dei due contendenti è già sposato. Se l'uomo e la donna sono d'accordo di sposarsi a vicenda, vanno a parlare dal parroco. Il parroco gli domanda com'è possibile che si vogliono sposare, poi, se scopre che tutto sta apposto, per questa volta accetta e gli sposi corrono dal parrucchiere ad aggiustarsi, poi ognuno va a comprarsi i vestiti per conto suo. Il vestito degli uomini è nero e normale, solo, come devo dire? un po' troppo drammatico. Il vestito delle donne invece è lungo, bianco e fuori dal normale, in un certo senso esagerato. Dentro la chiesa si preparano i fiori e il tappeto lungo rosso, il prete fa un bel discorso e li raccomanda tante cose fondamentali, specialmente di non passare a seconde nozze. Dopo sposati, gli sposi ricevono i regali: ferro da stiro, fono, orologio, posate d'argento, eccetera. Oppure i parenti e gli amici danno le buste, ma qualcuno fuori la busta non ci mette il mittente perché quello che ci sta dentro è troppo poco. Certi amici tirchi poi non ti fanno neanche la busta e mandano di nascosto un telegramma. Mia sorella Carmela quando si è sposata ha avuto tutti telegrammi. Verso le undici di sera viene la prima notte di matrimonio che è una notte irregolare perché, invece di dormire, gli sposi si aizzano l'uno contro l'altro e quando viene la mattina e gli altri si svegliano, solo allora si mettono a dormire. Io queste cose le so per due ragioni: 1) perché mia sorella è sposata e abita con noi (basta scendere le scale per arrivare da lei); 2) perché queste cose si vedono tutti i giorni per televisione. I miei genitori. I miei genitori si chiamano Rosetta e Ciro Cuccurullo. Mia madre prima di sposarsi si chiamava Anna Esposito, poi si è sposata a mio padre e ha preso il Cuccurullo. I miei genitori, in quanto a necessarietà, sono pari. Mio padre esce e porta i soldi a casa (di mestiere fa la Nettezza Urbana) e se non uscirebbe noi ci moriremmo sicuramente di fame. Mia madre resta in casa tutta la giornata, tranne quando ci accompagna a scuola o fa la spesa, o mi accompagna in piscina e al catechismo. Se non ci fosse mia madre, la casa andrebbe sicuramente sottosopra, compresa la casa del signor Cardone che sta al terzo piano. Mio padre lo vedo poco perché le nostre giornate sono opposte. Quando io sto a scuola lui sta a casa, quando io ritorno dalla scuola lui sta al sindacato, quando lui ritorna dal sindacato io sto alla piscina o al catechismo. Solo quando io torno dalla piscina o dal catechismo lui finalmente sta impalato sulla poltrona e mi fa delle domande molto scrupolose. Mangiamo insieme e poi lui va a lavorare: fa le notti. Di tutto un mese a mio padre lo vedo mediocremente. Mia madre invece è ben salda in casa: ci lava, ci veste, ci lucida le scarpe. Essa non perde tempo a volerci bene. In casa mia andiamo tutti d'accordo, anche se non abbiamo molti soldi e i gusti sono contrastanti. Se compriamo un mobile lo compriamo a rate, ma anche così ci sta bene. La domenica i nostri genitori ci portano a sparare le lampadine o all'Acquario. Domani è San Valentino. Parla di questa simpatica festa. Io un giorno di San Valentino di qualche anno fa, vidi due cani che si leccavano in mezzo alla piazza e pensai che forse festeggiavano pure loro. Commenta il proverbio: «Sia ricco o poverello, chi si ama è sempre bello». Questo antico proverbio sta a significare che non dobbiamo guardare troppo in faccia a chi ci innamoriamo, se è bello o brutto, se è ricco o povero, se è alto o ha lo scartiello. Allora su questo mondo si dovevano sposare solamente Berlusconi e Ronn Moss? Invece si sono sposati pure Pippo Franco e Totò, che oltre che brutto all'inizio era anche poverissimo. Insomma non è la bellezza la cosa più importante e neanche i soldi. Cioè, i soldi sì, sono importantissimi e senza soldi non si può far niente, ma non sono tutto. Però io alle volte penso che tra un uomo bello ma povero e uno brutto ma ricco sceglierei il secondo. Quando una ragazza incontra un uomo per fidanzarsi, vede subito se è bello o brutto, ma non può accorgersi se è ricco o povero, perché oggi anche i ricchi portano i gins. Questo è un bene, perché uno intanto si fidanza, poi si vede. Mia madre da giovane era bellissima, mio padre passabile e povero, eppure, con tutto questo, mia madre si sacrificò e se lo prese. Io da grande quando mi fidanzerò glielo dirò in faccia se è brutto e povero ma me lo prendo lo stesso, perché l'importante è dire la verità. In quanto alla dote, mia madre mi ha già comprato la biancheria. Molti si rivolgono a maghi, astrologi e cartomanti per risolvere i loro problemi d'amore, tu che ne pensi? Il mio pensiero è che, anche se è di moda, si fa peccato mortale a consultare maghi, astrologi e cartomanti e soprattutto a costringerli a darci delle belle notizie sul nostro destino. Non è giusto voler conoscere il futuro prima che venga, perché è come voler volare. Se Dio ci voleva far volare ci dava le ali, se non ce le ha date vuol dire che non dobbiamo montarci la testa e copiare gli uccelli: a noi camminare basta e avanza. Così è per il futuro. Se Dio voleva farlo conoscere lo diceva subito, invece ci dobbiamo contentare di passato e presente. Io mi ricordo che quando a Gesù domandarono il giorno della fine del mondo rispose: «E che ne so?». Se lo domandi invece a Toni Binarelli, lui ti mette le mani sopra la testa e ti dice pure a che ora viene. Che imbroglione, quel Toni Binarelli! Vende persino le scatole del Piccolo Prestigiatore per fare qualcosa di soldi. Se fosse un vero mago trasformerebbe gli oggetti di metallo in lingotti d'oro e sarebbe più ricco di Paperone. Le zitelle telefonano ogni giorno ai maghi della televisione per sapere se finalmente riusciranno a fidanzarsi, lo domanderebbero pure ai Re Magi se li incontrassero... Mago Mariano dice che lui è un veggente, ma se un occhio guarda a destra e un altro guarda a sinistra, come fa a veggiare? Certi maghi accendono candele rosse e nere e ce n'è uno che tiene la testa di un faraone sulla scrivania. Lo fanno per darsi importanza e le sceme ci credono e telefonano continuamente. Annamaria Mentola riceve tutti i giorni a Napoli, Caserta, Taranto e Foggia. Ma come può stare nello stesso tempo in quattro città diverse? Sant'Antonio ci stava massimo in due! Insomma i maghi sono tutti dei grandi pallisti. Altro che conoscere il nostro futuro, non sanno nemmeno il futuro, che li aspetta a loro: l'Inferno di Dante Alighieri! Spesso si leggono tristi storie di madri-bambine o al contrario di donne che hanno avuto figli in età molto avanzata. Tu che ne pensi? Ogni tanto si legge sui giornali di un piccolo neonato abbandonato in un sacchetto della spazzatura oppure dentro una macchina blindata. Una volta ho visto un film di Charlot dove c'era un pupo abbandonato in una culla vagante. Queste povere creature sono state fatte prima del tempo necessario, cioè quando le loro madri erano ancora troppo giovani per saperli fare e perciò li hanno abbandonati. Queste madri in erba sono come delle assassine ma certe volte devono farlo per forza perché i loro fidanzati le lasciano prima di sposarle e loro non sanno come giustificare quel figlio davanti ai genitori. Delle altre ragazze madri invece stanno in discoteca o nei villaggi turistici e fanno i figli dentro i sacchi a pelo. Ma a me mi fanno uno schifo sovrannaturale soprattutto le donne anziane che creano i figli a quell'età. Quella che abbiamo letto in classe teneva più di sessant'anni e solo allora si è decisa a fare il primo figlio. Quando il figlio avrà dieci anni la madre sarà sua nonna! I giornali parlano spesso di violenze sessuali sui bambini, come abbiamo visto nella notizia letta poco fa sul «Mattino»... A me, per fortuna, m'accompagna mio nonno a scuola e mi viene pure a prendere. Così io sono al sicuro. Ma se nessuno mi accompagnasse o mi venisse a prendere io rischierei di brutto. A parte che potrei finire sotto un auto, a parte che qualche spacciatore potrebbe offrirmi dei succhi di frutta drogati e i camorristi potrebbero obbligarmi a vendere in giro la cocaina, rischierei soprattutto che qualche mostro mi rapirebbe. Alla Floridiana, per esempio, ne conosco uno che con la scusa di giocare a pallone coi bambini se li porta a casa e li violenta. Egli ha l'età di trenta-trentacinque anni e gli occhiali doppi come Filini. Quei mostri di tanto in tanto escono sui giornali e si legge che hanno violentato bambini accà e allà, persino quelli della Materna! Perciò bisogna stare ben attenti a chi si dà confidenza. Io non do confidenza a nessuno, soprattutto ai mostri. Parla della violenza negli stadi. Io una sola volta sono andata allo stadio, proprio per scàgnio. Volevo vedere la partita Napoli-America Rio in diretta. E, trattandosi di un'amichevole non ci fu nessuna violenza anche se i giocatori erano tutti neri. Quel giorno si giocò di notte e il Napoli vinse per cinque pallette a zero. Ma le partite non sempre sono così tranquille, spesso c'è una triplice violenza: in campo, sullo stadio e fuori dello stadio. In campo sono gli stessi giocatori che si picchiano, fanno dei falli, si chiavano capate o di nascosto dall'arbitro si danno dei ganci destri. Sullo stadio la violenza è tra tifosi diversi. Ognuno vorrebbe che vincesse la sua squadra e alla fine si finisce a mazzate. Certe volte la polizia interviene coi suoi cani sempre incazzati ma se vede la mala parata se la svigna. Anche fuori dello stadio si picchiano e fanno le sommosse, ma la polizia invece dei cani usa i cavalli. Mio padre una volta che passava da quelle parti e non c'entrava per niente con la partita, ebbe una cianfata da un cavallo. Il meglio sono io che mi sto a casa tranquillo tranquillo e ascolto Antenna Capri. Amore e sesso nell'arte e nel mito. Una delle più belle poesie d'amore è «A Silvia» di Giacomo Leopardi. Prova a commentarla. Giacomo Leopardi era un grande poeta ammalato. Egli nacque a Recanati nel 1800 e morì a Napoli nel 1837, a soli trentanove anni. L'aria di Napoli a quel tempo era migliore di adesso, ma non sufficiente per evitare la moria di colera. E infatti Leopardi morì di colera. I genitori di Leopardi furono molto dispotici con lui, soprattutto la madre, che non lo curò come una vera madre, anzi ne fece una specie di Cenerentola. Il padre invece non era molto cattivo, era solo un astrattista. Giacomo Leopardi scrisse delle poesie bellissime e le chiamò «I Canti» che ancora oggi si studiano nelle scuole italiane. «A Silvia» parla della morte di Silvia che abitava di fronte a Leopardi e Leopardi la vedeva ogni giorno filare. Ma senza preavviso lei si ammalò e nel giro di due o tre giorni morì. Forse il funerale passò sotto la finestra di Giacomo Leopardi affacciato. Leopardi allora, che l'amava come non mai, subito le dedicò una poesia in cui la parte più bella è quando lui se la prende con la natura uguale a sua madre e cioè matrigna. Io, con tutto che era un po' gobbo, me lo sarei sposato lo stesso a Giacomo Leopardi, così mi avrebbe dedicato delle bellissime poesie. Abbiamo letto in classe, e anche recitato, la commovente storia di Romeo e Giulietta. Riassumila brevemente. Romeo e Giulietta è una storia molto triste, avvenuta in una città molto triste: Verona. Due famiglie del Cinquecento si odiavano a morte solo che si nominavano: i Montecchi e i Capulecchi. Se un Montecchio passava per un vicolo cinquecentesco e dall'altra parte, neanche a farlo apposta, passava un Capulecchio e si incontravano a metà strada, il minimo che potevano fare era di duellarsi a vicenda. Romeo apparteneva alla famiglia dei Montecchi ed era l'unico di quella famiglia che si salvava. Lui, se per esempio incontrava in una scorciatoia un Capulecchio che andava contromano, non lo pugnalava al cuore, lo guardava soltanto storto. Giulietta apparteneva alla famiglia dei Capulecchi, ma non se ne passava neanche per la testa dei Montecchi e dei Capulecchi: per lei l'importante era che si fidanzava. Un giorno alla festa del suo compleanno conobbe Romeo e con tutto che lui teneva una maschera come Pulcinella se ne innamorò. Anche Romeo si innamorò di Giulietta, sebbene senza maschera. Il giorno dopo (questa parte la volevo fare io nella recita) si incontrarono sotto il balcone di lei e si fidanzarono dal basso. Ma Giulietta era sfortunata dovendo già sposarsi con un altro, ma essendo che nessuno dei due ci voleva rinunciare, Giulietta bevette un filtro ingannevole e tutta la sua famiglia la credette morta. Il giorno dopo la seppellirono in una tomba, ma non una tomba di terreno, una tomba di marmo, all'aria aperta. Quando Romeo ritornò da Vercelli, nessuno lo avvisò che la morte di Giulietta era solo una finta, lui se lo credette veramente e si suicidò. Quando a Giulietta finì l'effetto del filtro si svegliò e vide a terra Romeo. Dal dispiacere di quella morte si suicidò pure lei, però questa volta sul serio. Allora le due famiglie fecero pace, ma troppo tardi. Dice il Corano: «Se avete paura di non trattare con equità gli orfanelli, sposate pure due, tre o anche quattro donne di cui siete innamorati...» Gli Arabi, loro, perché hanno tutto il petrolio del mondo, si credono che sono speciali, che possono fare quello che vogliono, anche sposare mille donne. Ma chi si credono questi Arabi? La loro scrittura mi sembrano tanti serpenti incantati, le loro città sono zeppe di deserto, Sadam Hussen vendeva di nascosto il fosforo agli americani e quando andavano gli italiani non trovavano niente per loro. L'unica cosa buona che hanno fatto gli Arabi, ma un sacco di secoli fa, è che hanno scoperto i numeri, poi per il resto si possono pure buttare. Il Corano è la Bibbia degli Arabi, esso fu scritto in stile arabo da Maometto e racconta la vita di Maometto. Io un Corano originale non l'ho mai visto e mai lo voglio vedere perché si fa peccato, come entrare nelle chiese che non sono cristiane. Quel poco di Corano che so mi basta e mi avanza per antipaticarmi gli Arabi. Infatti nel libro di quarta dell'anno scorso sta scritto che essi sono una tribù che vive nelle oasi, assaltando le carovane dei commercianti all'ingrosso che passano di là. Inoltre adorano la Mecca, una pietra nera caduta dall'Universo. Io penso che quella pietra nera è diventata ancora più nera a causa del troppo petrolio che hanno. Il Corano insegna a uccidere più cristiani che si può, a vendicarsi delle donne tramutandole in mogli e a seguire tutti i funerali. Con la scusa che non vogliono desiderare la donna d'altri, gli Arabi si abboffano di mogli e dicono che lo fanno per gli orfanelli. Ma gli orfanelli arabi mica sono fessi. Loro capiscono benissimo che è solo una scusa del papà per avere più donne che può. Dio, quando creò a Adamo, gli diede una sola donna: Eva. Se ragionava come gli Arabi, allora doveva creare due, tre, quattro Eve. Invece ne creò una soltanto, per farci capire il suo pensiero in proposito. E quando andò alle nozze di Cana, non sgridò lo sposo che s'era sposato soltanto a una donna, ma anzi, per ricompensarlo gli fece pure un bel miracolo davanti. Se Gesù andava a una nozza di Cana araba e vedeva tutte quelle mogli sedute a tavola, per dispetto faceva il miracolo all'incontrario: il vino lo trasformava in acqua! Nei paesi protestanti il prete può sposarsi, e si chiama «pastore». A te sembra conveniente? Per me, un prete che si sposa non lo vedo proprio, anche se il suo Paese glielo permette, anche se lui ha le migliori intenzioni. Da questo punto di vista l'Italia finalmente non è scema come le altre. Se ci pensiamo bene, Gesù non era sposato e tutti i suoi discepoli, anche se qualcuno lo era come San Pietro, nessuno s'era portato la famiglia appresso, quindi era come se erano scapoli. Anche il Papa è scapolo e la maggior parte dei santi. In un certo senso anche la Madonna era scapola, perché san Giuseppe era marito solo per far vedere. Ora se tutti questi eroi non erano sposati una ragione ci deve essere, cioè Dio voleva farci capire che i preti non si devono sposare, perché non hanno tempo da perdere con le mogli. Se un prete si fa prete è perché vuole restare sempre con Dio, pregare, scampanare, battesimare, confessare, dire la messa. Ma se si sposa, come le fa tutte queste cose? Deve pensare al mangiare, al pesone, alle bollette dell'acqua, della luce e del telefono, eccetera. Se poi vengono i figli è ancora peggio. E in tutto questo frattempo, dove lo prende il tempo di dir messa? La fa dire al sacrestano? E se sua moglie si vuole confessare a chi li dice i peccati, sempre a lui stesso? Anche se deve dire che lo tradisce con un altro prete? Perciò questa del prete che si sposa per me è una gran cazzata. Io poi non vorrei essere assolutamente il figlio di un pastore perché a scuola mi chiamerebbero certamente «capra».